Data Card - Le politiche di coesione investono sui musei

05/03/2021

Da fine marzo, qualora le misure di contenimento garantissero un miglioramento della situazione di diffusione del Covid-19, sarà possibile - nelle “zona gialle” - tornare a visitare i musei anche nel fine settimana, su prenotazione, rispettando le norme per il contenimento dell'emergenza. A inizio febbraio la riapertura infrasettimanale delle strutture ha rappresentato un primo - e parziale - ritorno alla normalità per quanto riguarda la fruizione del patrimonio culturale.

OpenCoesione dedica una DataCard agli investimenti delle politiche di coesione su musei e istituzioni similari, finanziati con i fondi strutturali europei (SIE) e il nazionale Fondo Sviluppo e Coesione (FSC). Gli interventi che la politica di coesione ha rivolto ai musei fanno parte di un ampio perimetro “Cultura”, pubblicato sul portale OpenCoesione, che riguarda 11.176 progetti che hanno interessato il settore culturale, per un costo pubblico di 7,80 miliardi di euro e pagamenti per 4,29 miliardi di euro (dati di monitoraggio aggiornati al 31 ottobre 2020).

Da febbraio del 2021 Opencoesione pubblica una pagina di approfondimento sui risultati dell’attività di combinazione dei dati di monitoraggio sui progetti finanziati dalle politiche di coesione in ambito culturale e quelli dell’Indagine Istat sui Musei e le istituzioni similari statali e non statali. La prima attività di data linkage pubblicata ha incrociato i dati degli interventi del perimetro “Cultura” (aggiornati al 30 giugno 2020) con l’anagrafica dei 4.908 musei, gallerie, collezioni, aree e parchi archeologici, monumenti e complessi monumentali (statali e non statali) rilevati da Istat con riferimento al 2018. 

Il matching tra i due archivi restituisce 1.195 progetti - sia infrastrutturali sia immateriali - per un costo di circa 1,76 miliardi di euro (pari rispettivamente all’11% dei progetti e al 23% degli investimenti registrati in ambito Cultura alla data di riferimento). Sono ben 653 le istituzioni museali interessate da questi investimenti, di cui 7 sono protagoniste di altrettante storie raccontate in questa Data Card.

Il risultato dell’attività di data linkage: un ampio universo da indagare
Le prime analisi condotte dal NUVAP sul dataset risultante dalla lettura integrata dei dati Opencoesione con quelli sui musei rilevati da Istat, indicano che la maggior parte delle strutture museali interessate da questi progetti si trova nel Sud del Paese, dove si trova oltre la metà dei musei finanziati (355 in tutto) e dove viene speso quasi il settanta per cento delle risorse.  

Per quanto riguarda invece la tipologia degli interventi, l'integrazione tra i due database evidenzia una prevalenza di interventi di tipo infrastrutturale, sia per quanto riguarda i progetti (83%) che le risorse investite (93%): gli interventi classificati come “opere e lavori” sono 993 su 1.195 per un costo totale di 1,6 miliardi di euro. Solo una minima parte degli investimenti ha riguardato invece l’acquisto e la realizzazione di beni e servizi (6%), o l’erogazione di contributi e la concessione di incentivi (1%).

I progetti delle politiche di coesione hanno interessato sia i grandi attrattori del patrimonio culturale italiano ben noti anche ai flussi di livello internazionale - basti pensare a Pompei - ma hanno raggiunto anche tante istituzioni di rilevanza locale o comunque interessati da una più contenuta domanda culturale, considerato che oltre la metà dei musei finanziati non supera le 10.000 visite annue.

Ma vi sono anche beni localizzati nelle aree più interne del Paese – come sono quelle interessate dalla Strategia Nazionale per le Aree Interne -  che rappresentano importanti attrattori di scala nazionale, anche dal punto di vista dei flussi turistici. Anche tra questi abbiamo individuato alcune delle 7 strutture museali oggetto del nostro racconto.

MUSEI

Forte di Bard
Bard è un comune dell'area interna della Bassa Valle, una delle due individuate dalla Regione Valle d'Aosta nell'ambito della Strategia Nazionale Aree Interne. All'interno della Bassa Valle vivono circa 23mila persone. 

Qui si trova l’omonimo Forte, un ampio e articolato complesso architettonico dismesso nel 1975 dal Demanio militare e acquisito dalla Regione autonoma Valle d'Aosta nel 1990, che ha realizzato il progetto di recupero del complesso per la sua restituzione ad uso pubblico e con finalità culturali con il contributo del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale e del relativo cofinanziamento nazionale a valere sul Fondo di rotazione statale nell’ambito della riconversione delle aree in declino industriale. L'investimento nel ciclo di programmazione 2007-2013 è stato di 9,77 milioni di euro. 

Dal 2005 la gestione del Forte è affidata all’Associazione Forte di Bard - i cui soci fondatori sono Regione Valle d’Aosta, Fondazione Cassa di Risparmio di Torino (CRT) e Compagnia di San Paolo -, che opera senza finalità di lucro con la principale missione di veicolare in Italia e all’estero il Forte e la sua articolata offerta culturale e trasformarlo in volano di sviluppo del turismo culturale, occupandosi a tal fine anche della gestione dei servizi ricettivi e commerciali connessi al complesso.

Nel 2018 sono ben 284.326 i visitatori entrati nel Forte che occupa un'area di 14.467 metri quadrati di superficie e di cui 3.600 dedicati ad aree espositive, e che ospita cinque musei: il Museo della Alpi, spazio museale all’avanguardia che racconta una montagna “vissuta” e trasformata dalla mano dell’uomo; le Prigioni del Forte; il Museo delle Fortificazioni e quello delle Frontiere; le Alpi dei Ragazzi, uno spazio ludico-didattico di avvicinamento alla montagna e all’alpinismo che ha come filo conduttore l’ascensione alla vetta più alta delle Alpi, il Monte Bianco.
Tra le attività espositive in corso, sino alla fine di marzo 2021, il Forte di Bard dedica una mostra monografica sul pittore Renato Chabod, figura rappresentativa della vita politica, culturale e alpinistica valdostana e nazionale. Unico tra i senatori valdostani ad essere stato nominato vice-presidente del Senato, Chabod fu per diversi anni anche Presidente Generale del Club Alpino Italiano (CAI). 

Progetto
VALORIZZAZIONE DEL FORTE DI BARD E COPERTURA DEL CORTILE DELL'OPERA CARLO ALBERTO

Orto botanico “Lorenzo Rota” di Bergamo
L’Orto Botanico “Lorenzo Rota” è un’istituzione municipale inaugurata nel 1972 che coltiva, mostra, ricerca, raccoglie, acquisisce, conserva e studia collezioni vegetali a beneficio della comunità e del suo sviluppo culturale, sociale ed economico. Alle funzioni che caratterizzano la “core mission” di questo tipo di istituzioni, di studio, conservazione e  protezione del patrimonio vegetale naturale e degli ecosistemi minacciati, l’Orto Botanico affianca anche attività più proprie di un contenitore culturale e didattico, attraverso l’organizzazione di mostre, visite guidate, laboratori per giovani e adulti, nonché conversazioni e conferenze, corsi di aggiornamento, altre attività didattico-educative.
Grazie al contributo delle politiche di coesione dal 2015 l'Orto botanico ha aperto una nuova sezione di Astino “Valle della Biodiversità”, dedicata in particolare alla biodiversità delle piante alimentari, per educare alla sostenibilità e contribuire ad armonizzare Uomo - agricoltura - natura, a partire dal contesto locale.
Su una superficie di 9000 mq nei pressi del monastero di Astino e del SIC “Boschi dell’Astino” e dell’Allegrezza, la sezione ospita oltre 1200 varietà dall’Italia e dal mondo che cambiano a seconda delle stagioni e delle programmazioni. Le varietà presenti, appartenenti a oltre 300 specie, sono quelle utilizzate dall’Uomo nel corso della sua storia e rappresentano un prezioso patrimonio allestito per familiarizzare e conoscere i temi della agro-biodiversità e più in generale della biodiversità, in un compendio agricolo-forestale di grande qualità. Nel 2018, l'Orto botanico di Bergamo ha accolto 65.724 visitatori. La realizzazione della sezione di Astino è stata realizzata grazie a un finanziamento di circa  350.000 euro per interventi collegati all’Expo 2015, compresi nel Programma nazionale di attuazione (PNA) “Da Expo ai territori” attivato nel periodo 2007-2013 con risorse del Fondo Sviluppo e Coesione. Questo programma è infatti nato con l’obiettivo a far conoscere da vicino le eccellenze agroalimentari italiane e ogni prodotto tipico a partire dalla scoperta dei luoghi di produzione, del patrimonio culturale e paesaggistico, delle tradizioni e dell’ospitalità italiana.

Progetto
REALIZZAZIONE DELLA SEZIONE DI ASTINO DELL'ORTO BOTANICO LORENZO ROTA

Castello di Bardi
Il Castello di Bardi (PR) è uno dei complessi monumentali aderenti a “Castelli del Ducato”, una rete di enti pubblici e privati nata nel 1999 che si occupa della promozione e gestione di 33, tra rocche, fortezze e manieri localizzati tra l’Appennino Tosco-Emiliano e il fiume Po, in particolare 20 nel parmense, 12 nel piacentino e 1 in Lunigiana (questi siti attirano complessivamente circa 600mila visitatori l'anno).
Il territorio di riferimento è anche in questo caso quello di un’area interna (SNAI), l’Appennino piacentino-parmense, dove vivono circa 21.400 persone. Sono 25 i Comuni aderenti alla rete “Castelli del Ducato”.
In questo contesto spicca il Castello di Bardi, considerato tra i massimi esempi di architettura militare in Italia, che rappresenta il principale attrattore turistico della Val Ceno nel parmense, con 31.659 visitatori accolti nel 2018.
Grazie al finanziamento di circa 1 milione di euro a titolo del POR FESR Emilia-Romagna 2007-2013 e di risorse comunali, si è realizzata la valorizzazione complessiva della Fortezza attraverso interventi strutturali con il consolidamento e il restauro dell’edificio, che hanno consentito il recupero di spazi non accessibili e non fruibili per i visitatori. Nello specifico il progetto ha previsto: la sistemazione della piazza d’armi e del rivellino sotto alla Torre dell’orologio; la sistemazione della muratura e degli spazi dell’area degli orti; il restauro dei locali da destinare a ricettività e servizi per i visitatori; il consolidamento dei tetti e l’impermeabilizzazione delle coperture; il restauro di gronde, parapetti, frontali e gradini in pietra; restauro dei paramenti murari.

Tra gli spazi di intervento si ricorda il Bastione di Artiglieria fatto costruire da Manfredo Landi nel XV secolo, dal 2014 aperto al pubblico grazie ai recenti restauri, e che è visitabile nella struttura fortificata, oltre al Museo della Civiltà Valligiana, cinque Sale Alpine, il Museo della Fauna e del Bracconaggio, il Museo Archeologico della Valle del Ceno.

Il Castello è anche sede espositiva per mostre temporanee o tematiche, ospita attività congressuali e celebrative, nonché attività didattiche e ludiche rivolte alle scolaresche, offerte nello speciale pacchetto “castello didattico” che prevede visite guidate tematiche, animazioni in costume e laboratori creativi.

Progetto
I CASTELLI DEL DUCATO: RIQUALIFICAZIONE DEL CASTELLO DI BARDI

Parco archeologico dell'antica Aeclanum
L'area archeologica, sito di competenza statale, si trova in Irpinia nel Comune di Mirabella Eclano (AV) e ospita l’antico centro di Aeclanum, fondato dalla tribù sannita degli Irpini alla fine del III secolo a.C., e situato lungo l'antica via Appia, l’arteria che collegava Roma a Brindisi.
I primi scavi effettuati nella città di Aeclanum nella prima metà del Novecento portarono alla luce i resti e le tracce di costruzioni risalenti ad epoca romana imperiale quando la città assunse lo statuto di colonia: il macellum cioè il mercato coperto, le terme, che rappresentano il monumento di maggior pregio del Parco archeologico di cui sono riconoscibili gli ambienti destinati a tepidarium, calidarium e frigidarium, e diverse case.
Risale alla fine del IV sec. d.C. una basilica cristiana che attesta il protrarsi della vita nell’insediamento urbano abitato sino al VII sec. d.C., nonché l’esistenza della sede di diocesi, che ebbe quale suo vescovo Giuliano, avversario di Sant’Agostino.
Nel 2018 il Parco è stato meta di 3.572 visitatori.
Sono due gli interventi finanziati nel ciclo di programmazione 2014-2020 all’interno del Parco archeologico, per un importo complessivo di 250mila euro del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione, attraverso il Piano Cultura e Turismo del MiBACT. In particolare questi interventi si collocano nell’ambito di un progetto alla valorizzazione del lungo percorso interregionale della via Appia, e dei monumenti e contesti di interesse culturale gravitanti su di essa, con la finalità ultima di creare un vero e proprio sistema di fruizione culturale dell’itinerario storico. Nel sito dell’antica Aeclanum sono state svolte indagini geofisiche e uno scavo archeologico per l’individuazione del tracciato dell’Appia che attraversava la città. 

Progetti
SCAVO ARCHEOLOGICO MIRATO ALL'INDIVIDUAZIONE DEL TRACCIATO DELL'APPIA
AREA ARCHEOLOGICA DI AECLANUM - INDAGINI GEOFISICHE ALL'INTERNO DELL'AREA ARCHEOLOGICA DI AECLANUM PRESSO LA PORTA NORD-OVEST

La Certosa di San Lorenzo a Padula
La Certosa di San Lorenzo nel comune di Padula (SA) incluso nell’Area interna SNAI del Vallo di Diano è il più vasto complesso monastico dell’Italia Meridionale nonché uno dei più interessanti in Europa. La sua fondazione risale al 1300, ma il complesso è stato interessato da successive trasformazioni, fino a quelle avvenute nei secoli XVII e XVIII che gli hanno conferito l’attuale forma barocca,  con un’articolata e ricca organizzazione degli spazi aperti e dei volumi architettonici che caratterizzano le diverse componenti funzionali del complesso. 

Dichiarata Monumento Nazionale dal 1882, la Certosa ha però vissuto una lunga stagione di abbandono in cui è stata carcere, lazzaretto, caserma, scuola e anche campo di concentramento durante le due guerre mondiali. Solo nel 1982, con l’avvio delle prime opere di recupero strutturale, cui nel tempo la politica di coesione ha offerto un consistente contributo, la Certosa è stata progressivamente restituita alla pubblica fruizione.

Sito culturale di rilevanza internazionale - dal 1998 iscritto nella Lista mondiale del patrimonio culturale dell’UNESCO - la Certosa è un monumento di competenza statale (Polo Museale della Campania del MiBACT), dove nel 2018 si sono recati oltre 90.000 visitatori. 

La politica di coesione è intervenuta sulla Certosa sin dal ciclo di programmazione 2000-2006 (non monitorato su OpenCoesione) con importanti lavori di restauro programmati nell’ambito dei finanziamenti dedicati ai Grandi Attrattori Culturali nella regione Campania.
Nei successivi cicli di programmazione 2007-2013 e 2014-2020 sono stati finanziati ulteriori interventi nella Certosa, a titolarità POR CONV FESR CAMPANIA e PON FESR CULTURA E TURISMO, per un valore complessivo di quasi 14 milioni di Euro, due dei quali tuttora in corso.
L’azione finanziariamente più rilevante, del valore di oltre 8 milioni è finalizzata alla tutela e alla valorizzazione del Grande Attrattore Certosa di Padula attraverso interventi di conservazione, adeguamento funzionale, strutturale e impiantistico delle strutture del monumento con il rifacimento di parte della copertura del Chiostro grande, il recupero dei sotterranei, la revisione della copertura del Salone dei granai e della foresteria, il recupero e la realizzazione del collegamento verticale tra l’appartamento del priore e la biblioteca.
Accanto agli interventi infrastrutturali, è previsto anche un investimento di circa un milione di euro per la realizzazione di sistemi innovativi di assistenza didattica - rivolti principalmente alle scolaresche - tra cui una “sala della conoscenza” in cui saranno allestite visualizzazioni del complesso monumentale attraverso strumenti di ricostruzione virtuale e di “realtà aumentata”.
Il sito della Certosa rappresenta uno dei principali baricentri su cui gravita la strategia di sviluppo definita dai comuni che costituiscono l’Area interna “Vallo di Diano” (SNAI), che conta una popolazione di poco meno di 60mila abitanti. La strategia dell’Area fa leva sulle enormi potenzialità del sito per uno sviluppo del territorio di tipo “cultural driven”, a partire da un contesto come quello della Certosa, che per cinque secoli è stato uno tra i più grandi cantieri del sud Italia, rappresentando una incredibile fucina di arti e mestieri - scalpellini, operai, artisti, maestranze specializzate - e che, nella visione della Strategia di Area, potrà rappresentare un nuovo e moderno modo di essere “cantiere”, un luogo dove produrre e sostenere innovazione. Sono due le linee di azione che riguardano direttamente la Certosa: una, “Poli della memoria”, è volta a valorizzare e promuovere l’identità del territorio e le relative reti di conoscenza attivando in tal modo un circolo virtuoso di apprendimento, valorizzazione e diffusione dei saperi locali. Ciò permette di accrescere l’utilizzo economicamente produttivo del patrimonio conoscitivo, alimentando processi di crescita e sviluppo, non solo materiale ma anche immateriale. La seconda prevede un sostegno alle imprese culturali e creative per la realizzazione di offerte di prodotti/servizi culturali.

Progetti
IL GRANDE ATTRATTORE CULTURALE "CERTOSA DI SAN LORENZO"
GRANDE ATTRATTORE CULTURALE "CERTOSA DI SAN LORENZO":REC. E RIQ.

LA CERTOSA DI SAN LORENZO IN PADULA: INTERVENTI DI RESTAURO E DI FRUIZIONE INNOVATIVA PER LA VALORIZZAZIONE DEL SITO UNESCO E PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE DEL TERRITORIO DI RIFERIMENTO
RIFACIMENTO DI PARTE DELLE COPERTURE DEL CHIOSTRO GRANDE, RECUPERO DEI SOTTERRANEI, REVISIONE DELLA COPERTURA DEL SALONE DEI GRANAI E DELLA FORESTERIA, RECUPERO E REALIZZAZIONE DEL COLLEGAMENTO VERTICALE TRA L'APPARTAMENTO DEL PRIORE E LA BIBLIOTECA


Il MARTA di Taranto
Il Museo Nazionale Archeologico di Taranto (MArTA), istituito nel 1887, è fra i più importanti musei archeologici in Italia e nel mondo, per la rilevanza storica e culturale delle collezioni e dei manufatti che vi sono esposti e conservati, inestimabile testimonianza delle civiltà e dei popoli che hanno fatto la storia archeologica della Puglia e del meridione d’Italia.
Insediato all'interno di un complesso storico-architettonico, l’ex Convento dei Frati Alcantarini risalente alla metà del XVIII secolo, ha conosciuto dagli anni 90 del secolo scorso una lunga stagione di lavori di ristrutturazione e di completo riallestimento degli spazi espositivi, in buona parte sostenuti dalla politica di coesione. Grazie a tali interventi è stato possibile assicurare la progressiva riapertura al pubblico, nel 2007, nel 2013 e nel 2016, delle nuove sezioni espositive rispettivamente dedicate alla cultura funeraria ellenistica e all’età romana e medievale, alla preistoria e protostoria della Puglia, alla città e alle necropoli di Taranto di età arcaica e classica.

Al MARTA, istituzione di competenza statale che dal 2014 gode dello statuto di Istituto ad autonomia speciale, nel 2018 si sono recati 73.237 visitatori.
Tra le diverse iniziative sostenute dalla politica di coesione il progetto “Museo MArTA 3.0” spicca con i suoi 2,5 milioni di euro di finanziamento nell’ambito di PON Cultura e Sviluppo 2014-2020 a titolarità del Ministero della Cultura. Il progetto ha la finalità di rinnovare, integrare ed estendere l’offerta culturale del complesso museale, in particolare avvalendosi delle più moderne tecnologie di informazione e comunicazione al pubblico nella presentazione di contenuti innovativi veicolati anche attraverso strumenti interattivi con i visitatori. In particolare, una nuova piattaforma digitale permette al sito web del Museo MarTa di incrementare la sua visibilità internazionale - disponibile in otto diverse lingue tra cui il cinese e l’arabo - ed accrescere i servizi diretti ai propri utenti attraverso tecnologie “mobile friendly”.
Il progetto investe l’intero sistema di comunicazione  e promozione del Museo con il restyling dell'immagine coordinata (la cui grafica è ispirata al Tridente di Poseidone) e la predisposizione di una strategia di comunicazione mirata.
Sul fronte dei contenuti il progetto prevede una rilevante azione di digitalizzazione di ben 40.000 reperti archeologici, anche in funzione di un allestimento museale da fruire attraverso attività esperienziali e di coinvolgimento nella visita, rivolte anche a specifiche fasce di pubblico, come i disabili, nonché l’organizzazione di altre attività per vivere appieno gli spazi del museo, come fablab, un laboratorio di artigianato digitale 3D e focus didattici su attività legate alla cultura, all’oreficeria e, più in generale, all’archeologia.
Tra gli interventi di natura infrastrutturale si evidenzia il progetto di efficientamento energetico che riguarda l’involucro esterno dell’edificio con la sostituzione degli infissi con nuovi elementi a bassa trasmittanza termica, il rifacimento della coibentazione delle superfici verticali e della copertura - e quello interno con il rifacimento degli impianti di climatizzazione, l’installazione di nuovi impianti per la produzione di acqua calda, acqua refrigerata e di energia elettrica, il rifacimento delle reti di distribuzione dei fluidi termici, la predisposizione di nuovi sistemi di cogenerazione.
Due team di giovani studenti coinvolti nell’iniziativa “A Scuola di OpenCoesione” si sono cimentati nell’analisi e nel monitoraggio civico dei progetti della coesione relativi al MarTa.
Il primo team di studenti (classe 2C scienze umane del Liceo Desanctis-Galilei di Manduria - TA) ha monitorato nell’anno scolastico 2016-2017 l’intervento di 5 milioni di euro per lavori di ristrutturazione, allestimento e valorizzazione del museo, realizzati nel ciclo 2007-2013. Il report Monithon, curato direttamente dai ragazzi, coglie il punto culminante dell’iter di riallestimento del museo, con l’ultima inaugurazione avvenuta a metà 2016, evidenziando che “….dai dati raccolti abbiamo evinto che il Museo è riuscito a raggiungere nel 2016 il massimo storico di visitatori grazie ad un abbellimento ulteriore delle teche e all'inserimento dei totem informativi”. Il secondo team di studenti (Istituto Pacinotti di Taranto, anno scolastico 2020-2021)  “Marta 3.0 Il museo del futuro” sta invece lavorando al monitorare l’omonimo progetto, descritto in precedenza, e attualmente in corso di realizzazione.

Progetti
MUSEO ARCHEOLOGICO DI TARANTO (MARTA) - LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE ALLESTIMENTO E VALORIZZAZIONE
MIBAC: MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI TARANTO - LAVORI DI EFFICIENTAMENTO ENERGETICO LINEA 2.2
AZIONI DI PROMOZIONE DEL MUSEO NAZIONALE ARCHEOLOGICO DI TARANTO MARTA E DESTINAZIONE TURISTICA TARANTO
TARANTO - MUSEO NAZIONALE MARTA - IL MUSEO MARTA 3.0


La sede espositiva nel Palazzo Ducale di Tricarico
Il complesso, che conserva un impianto cinquecentesco e si sviluppa in sale con soffitti lignei e dipinti del '700, già dimora della nobile famiglia dei Conti di Tricarico, ospita il centro espositivo in cui dal 2001 è visitabile una pregevole raccolta di reperti archeologici, a testimonianza dell’importanza che l'area del Medio Basento assunse sin dall'età arcaica come punto strategico di comunicazione viaria. L’imponente edificio, che costituisce l’unico esempio fino ad oggi conosciuto di Palazzo Comitale in Basilicata, e il cui primo impianto normanno risale agli inizi del Trecento, fu poi nelle disponibilità dell’ordine delle Clarisse che vi insediò il convento di Santa Chiara. La struttura originaria è quindi quella tipica dei castelli, con una fortificazione esterna munita di torri, ma poi celata dagli  ampliamenti successivi realizzati soprattutto nella fase settecentesca.
Agli inizi del Novecento il Palazzo venne acquistato assieme a vaste tenute una volta feudali dall’industriale piemontese Silvio Turati (proprietario dello stabilimento produttivo del liquore Carpano), che fece dell’edificio la sede dell’amministrazione della sua azienda agricola. Divenuto poi proprietà della Provincia di Matera, il Palazzo venne utilizzato negli anni Ottanta come edificio scolastico, per poi essere riconvertito nell’attuale destinazione di sede espositiva.
Le risorse della coesione hanno concorso a rendere il Palazzo uno spazio di pubblica fruizione per la collettività: un intervento di restauro, del valore complessivo di quasi 500mila di euro e l’attività di valorizzazione della figura del pittore Pietro Antonio Ferro e dei suoi cicli pittorici, finanziati con il POR FESR Basilicata 2007-2013 con la finalità di potenziare e specializzare le azioni di promozione turistica anche attraverso la realizzazione di “grandi eventi” di valorizzazione dei siti culturali in grado da fungere da attrattori turistici.
Nel 2018 sono stati 860 i visitatori accolti nel Palazzo Ducale di Tricarico.

Progetti
TRICARICO - "COMPLETAMENTO INTERVENTO DI RECUPERO E VALORIZZAZIONE DEL PALAZZO DUCALE"""PIETRO ANTONIO FERRO"" - COMUNE DI TRICARICO